Procedure di esdebitazione: quali sono?

Tutte le informazioni sulle procedure di esdebitazione

Le procedure di esdebitazione permettono la cancellazione di debiti residui che sono rimasti a carico di una persona che ha deciso di intraprendere delle procedure concorsuali e, cioè, di usufruire di tutti gli strumenti previsti dalle normative vigenti per gestire e uscire da una crisi economica personale.

In aiuto a questo, il nuovo Codice della Crisi e d’Impresa e dell’Insolvenza entrato in vigore il 15 luglio del 2022, ha modificato di molto quella che era la legge fallimentare perché prevede la possibilità di accedere alle procedure di esdebitazione ad ogni debitore verso cui è stata aperta una liquidazione giudiziale o controllata, comprese società o altri enti. Prima del nuovo Codice, invece, l’esdebitazione era riservata solo ad imprenditori individuali o a persone fisiche che potevano appellarsi alla disciplina sul sovraindebitamento. In più, l’ottenimento dell’esdebitazione ora è di 3 anni.

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    Procedure di esdebitazione: lo sviluppo normativo

    L’aggiornamento delle procedure di esdebitazione ha acquistato sempre più importanza negli anni grazie all’impulso derivato dall’Unione Europea (legislatore comunitario). Il motivo risiede sul principio che va garantita una seconda chance ai falliti o liquidati, consentendo loro di potersi liberare dal fardello del debito e recuperare la capacità di poter svolgere di nuovo un’attività economica.

    Di fatto, quindi, con esdebitazione si intende la liberazione di una persona (consumatore o imprenditore che sia) dai debiti a suo carico che non è riuscito ad onorare. Ciò comporta che attraverso il fallimento (che ora si chiama liquidazione giudiziale), un debitore può ottenere l’inesigibilità dei crediti rimasti insoddisfatti, ripulendo totalmente il suo profilo patrimoniale.

    Tali aspetti sono stati inseriti nell’ordinamento per poter assicurare un ragionevole equilibrio tra l’interesse dei creditori e quello del debitore, nonché del sistema economico generale, consentendo al debitore sottoposto alla liquidazione giudiziale (ex fallimento) di poter conseguire la liberazione dei debiti non soddisfatti. Ovviamente, affinché ciò possa accadere vanno rispettate ben precise condizioni che rientrano in altrettanto ben precisi limiti.

    Quello che viene definito Istituto dell’esdebitazione è entrato per la prima volta nell’ordinamento italiano con le modifiche che il d. lgs. n. 5/2006 ha apportato agli art. 142 e ss. della cosiddetta legge fallimentare. Con tali modifiche si è previsto che una persona fisica andata in fallimento che non ha commesso atti di frode ai danni del creditore e ha almeno in parte soddisfatto i creditori, può ottenere un provvedimento di non esigibilità dei debiti non soddisfatti durante la procedura fallimentare.

    Con la legge 3/2012, poi, la procedura di esdebitazione è cresciuta ulteriormente. Infatti, questa legge ha permesso anche alle persone “non fallibili”, come ad esempio i creditori, le piccole imprese e i professionisti.

    Un ulteriore passo in avanti si è avuto con la successiva direttiva UE 2019/1023 del 20 giugno 2019 (c.d. Direttiva Insolvency) che ha stabilito dei tempi più rapidi nelle procedure di esdebitazione per il debitore onesto e meritevole in un periodo non superiore a 3 anni.

    L’ordinamento è stato ulteriormente modificato dal nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D. lgs n. 14/2019) entrato in vigore il 15 luglio 2022 che ha rafforzato ancor di più la procedura di esdebitazione rispetto alla legge fallimentare. Il nuovo Codice, infatti, prevede che il debitore ha diritto di ottenere l’esdebitazione entro tre anni dall’apertura di una procedura di liquidazione giudiziale. Un’ulteriore novità del Codice è la possibilità di accedere alla procedura di esdebitazione da parte di più individui tra cui società e altri enti.